Uffici

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La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza - preposta al controllo, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale del territorio di competenza - ha sede in un edificio ubicato nel centro storico di Verona: l’ex convento di San Fermo Maggiore addossato al fianco meridionale dell’omonima basilica. Il laboratorio di restauro della Soprintendenza ha invece sede nella Dogana delle merci di terra, nel quartiere Filippini.

EX CONVENTO DI SAN FERMO 

Dal sagrato della chiesa in piazzetta San Fermo, in corrispondenza dei civici 3 e 3/a, si accede agli spazi ed ai locali che accolgono gli uffici dove l’impianto claustrale dell’antico monastero è ancora leggibile. La permanenza e la conservazione del sistema dei chiostri contigui, delle loro linee formali essenziali e dei loro apparati decorativi rimangono oggi a testimoniare l’esistenza remota, in questo luogo, di un importante cenobio di antico impianto.
Vari e diversificati tuttavia sono stati gli episodi che hanno alterato la rimanente parte dell’organismo, fino ai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale. A seguito delle gravi distruzioni subite, il complesso nel secondo dopoguerra è stato risanato e reso funzionalmente compatibile con l’insediamento degli ambienti operativi della soprintendenza ai monumenti che, in passato, aveva gli uffici nel palazzo Orti Manara, vicino alla Bra.

PALAZZO DELLA EX DOGANA

Il laboratorio di restauro della Soprintendenza è situato all’interno dello storico palazzo della Dogana di San Fermo, uno dei poli più importanti del complesso sistema doganale veronese. Fu energicamente sostenuta dai mercanti cittadini, e autorizzata dalla Serenissima nel 1743. 
L'edificio, progettato dal Conte Alessandro Pompei, è articolato attorno ad un ampio cortile centrale rettangolare, con colonnato gigante di ordine dorico sul lato opposto all’ingresso, e un grande peristilio a doppio loggiato sui tre lati (che andava ad ampliare l’originale progetto, che prevedeva la presenza dei “fondachi” solamente a piano terra), andava così a connotare ulteriormente in maniera classicista l’imago urbis cittadina, già caratterizzata dal Teatro Filarmonico, dal Museo Maffeiano, dalla Fiera, ideali prosecutori del carattere romano della città.