NEGRAR (VR), villa romana: riscoperta e nuove scoperte

Comunicato stampa

La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Verona ha effettuato, nei giorni scorsi, una serie di sondaggi archeologici in un'area situata nelle vicinanze di Negrar di Valpolicella. L'intervento, diretto dall'archeologo Gianni de Zuccato e realizzato operativamente dall'archeologo Alberto Manicardi della SAP – Società archeologica Padana s.r.l., costituisce la prima fase di una ricerca finalizzata ad individuare l'esatta localizzazione ed estensione della villa romana, della quale, circa un secolo fa, nel 1922, era stata messa in luce una superficie di circa 270 metri quadrati del settore residenziale (la pars dominica), con varie stanze splendidamente pavimentate a mosaico. L’intervento archeologico,approvato e sostenuto dal Soprintendente dott. Fabrizio Magani, è anche il risultato di una fattiva collaborazione con il Sindaco di Negrar, dott. Roberto Grison, che ha apprezzato l’iniziativa ed è intervenuto personalmente per favorirne la realizzazione. Un'indagine preliminare non invasiva con georadar, tentata l'anno scorso, non aveva dato risultati apprezzabili, mentre l'apertura di una serie di trincee, realizzata questa volta grazie ad un primo, seppur ridotto, finanziamento del MiBAC, ha permesso di individuare alcune strutture (muri, una pavimentazione con grandi lastre di pietra, tre gradini) mai individuate in precedenza, appartenenti molto probabilmente a un settore di servizio della residenza (la pars rustica), e finalmente il limite nord dello scavo del 1922, con l'emozionante riscoperta di una porzione della pavimentazione a mosaico di quello che fu interpretato dall'archeologa Tina Campanile, che lo scavò per prima, come il lato meridionale di un ampio e lungo portico colonnato, un peristilio, forse aperto su un giardino interno. L'area messa in luce è perfettamente identificabile in una delle foto dello scavo storico:le tessere di pietra dai vivaci colori, bianche, rosse, rosa, arancio, viola, gialle, disegnano sulla superficie delmosaico una serie di motivi geometrici, i cosiddetti “nodi di Salomone” e “nodia otto capi”, inscritti in ottagoni alternati a rombi. Lo scavo del 1922 è documentato dal diario di scavo giornaliero, da un accurato rilievo in pianta delle evidenze rinvenute, da alcune foto di buona qualità (dati puntualmente pubblicati in “Notizie degliscavi di Antichità) ma purtroppo risulta privo di una collocazione su mappa. La georeferenziazione dell’intervento di questi giorni ha consentito adesso di posizionare esattamente sul terreno anche le evidenze archeologiche individuate allora e di metterle in relazione con quelle appena scoperte. Da notare che l'area scavata un secolo fa non è posizionata esattamente nello spazio dove la tradizione, tramandata a voce fino agli attuali proprietari, la collocava e risulta attualmente ricoperta da vigneti.Grazie ad un ulteriore finanziamento ministeriale già disponibile, le ricerche archeologiche, al momento sospese per non intralciare l'attività di viticoltura, riprenderanno in autunno a vendemmia conclusa e saranno estese anche ad aree vicine che potrebbero custodire altri resti della villa romana, in modo da identificare i limiti del sito archeologico da sottoporre ad un'indispensabile e adeguata tutela. Il sito, rimarrà quindi, almeno per il momento, ancora nascosto sotto terra. I possibili sviluppi futuri dell’iniziativa potranno comportare lo scavo archeologico in estensione delle strutture murarie e pavimentali individuate, con il sussidio fondamentale delle indagini archeometriche e diagnostiche oggi a disposizione dell’archeologia. Si dovrà inoltre valutare la fattibilità di un progetto di valorizzazione del sito, con la creazione di un'area archeologica che ne permetta la fruizione pubblica. Tale intervento, evidentemente incompatibile con qualsiasi attività agricola in loco, richiede necessariamente una sinergia di intenti e di interventi tra le istituzioni, anche con la compartecipazione di realtà economiche e produttive locali e da ultimo, non meno importante, con il coinvolgimento della popolazione nel progetto di riscoperta e di riappropriazione di questo patrimonio archeologico comune, oggettivamente bello, oltre che storicamente rilevante.

SCHEDA SINTETICA DEL SITO

Cronologia dei rinvenimenti

1887 rinvenimento casuale - reinterro

1922 scavi (parziali) Soprintendenza alle Antichità delle Venezie – reinterro

1975 scavo (parziale) Soprintendenza alle Antichità del Veneto – reinterro

Notizie storico-critiche

In seguito a vari affioramenti di laterizi, intonaco dipinto e mosaici, nel 1887 fu scoperto, a m 1,25 di profondità, un tratto di mosaico pavimentale e, con la prosecuzione dello scavo, ne emersero almeno altri tre che furono acquistati dal Comune di Verona. In seguito al rinvenimento di un altro lacerto musivo, nel corso di lavori agricoli, nel 1922 fu condotto uno scavo da parte della Soprintendenza alle Antichità, che mise in luce nuovi ambienti pavimentati a mosaico. Nel 1975 lo sbancamento per l'edificazione di un’abitazione privata, in un’area adiacente, permise di individuare un’ulteriore ambiente con pavimentazione musiva.

Interpretazione

Villa rustica, a carattere residenziale e produttivo di media età imperiale (III sec. d.C.), di cui fu esplorata solo una parte del settore residenziale (pars urbana), con la messa in luce di una grande sala rettangolare, affiancata da altri ambienti laterali e un lungo portico settentrionale. Tutti gli ambienti presentano una pavimentazione decorata a mosaico. Nella sala centrale vi erano cinque quadri figurati inseriti in riquadri geometrici: un emblema con una scena mitologica al centro, putti in veste d'auriga nei quattro riquadri laterali. I pavimenti degli altri ambienti presentavano invece pregevoli decorazioni geometriche. Sono stati rinvenuti anche numerosi lacerti di intonaco dipinto, varie monete tra cui un sesterzio di Lucio Vero (161-169 d.C.), un piccolo braccialetto, un anello e un ago da cucito in bronzo, un campanello e i piedi di una piccola figura in terracotta con tracce di doratura.

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